By Michel Neumayer | Published | Aucun commentaire
Quest’anno scolastico 2014-2015 per me è stato frutto di nuove esperienze e nuove modalità operative.
Per una questione di fortuite coincidenze, mi sono ritrovata a lavorare presso l’ I.C. di Novellara, nel Plesso intitolato a “Don Milani” in una classe prima. La segreteria mi aveva già preannunciato che la classe seguiva un progetto particolare ispirato a “scuola senza zaino” di Marco Orsi, in corso in 46 scuole del territorio Italiano, di cui avevo già sentito parlare durante un percorso di aggiornamento. Il progetto che coinvolge le classi prime di Novellara, prende il nome di “Insieme si può…..”. La prima sensazione è stata positiva, perché entrata in classe la disposizione dei banchi non era quella classica, (cattedra frontale davanti agli alunni), ma gruppi di 4-5 banchi, denominati isole, dove i bambini usufruivano di un materiale comune; alle pareti pannelli di legno con la divisione delle materie anch’esse contrassegnate da un colore e un pannello con tutte le foto dei bambini abbinate ai colori delle isole e ad incarichi. Su di una parete vicino all’ingresso spiccava un cerchio con raffigurato il bagno libero (quindi colorato di verde) e dalla parte opposta, il bagno occupato (colorato di rosso). Mi sono subito resa conto che il cartello veniva girato dal bambino che andava in bagno (comunicando che era occupato da lui) e allo stesso modo lo rigirava al ritorno.
La classe traboccava di comunicazione iconico-grafica, non verbale. Persino la maestra per zittire il gruppo classe utilizzava un cartoncino con raffigurato uno smail con il dito sulla bocca…..
Per farla breve mi sono ritrovata di fronte a un organizzazione della classe di questo tipo:
Finalmente mi trovavo di fronte a una modalità di lezione che adottava un approccio socio-costruttivista e tecniche di apprendimento cooperativo.
Dove il sapere è stato il frutto dell’azione responsabile degli studenti e il ruolo dell’’insegnante è stato quello di organizzare la classe in modo che gli alunni fossero autonomi e dove l’apprendimento si è sviluppato in coppia e all’interno di piccoli gruppi, in un clima di quiete, serenità, calma, rispetto, cooperazione, silenzio, ricerca, curiosità, laboriosità, ascolto, attenzione. Infatti matite, pastelli , pennarelli sono posti al centro dell’”isola” e possono essere utilizzate dai componenti del gruppo che ne ha la totale responsabilità: al mattino, all’arrivo, uno dei componenti ha l’incarico di porre il materiale al centro dell’isola e di riporlo al termine delle lezioni. Lo scambio del materiale è il preludio di molteplici occasioni di confronto relazionale sulle attività e sulle tematiche affrontate, ma anche di rispetto e responsabilità di un bene comune. Allo stesso modo chi ha l’incarico di raccogliere le merende nel cestino dell’isola, al momento della merenda, la distribuisce e riordina il tavolo. L’incarico del riordino dell’aula e la pulizia aiuta a prendere coscienza e porre attenzione a non sporcare, quando si svolgono le attività. Poi c’è chi è responsabile del silenzio e deve far tacere i compagni per ottenere concentrazione durante il lavoro, utilizzando uno “smail” a disposizione dell’isola, scegliendo personalmente il momento o su suggerimento dell’insegnante o a volte di un compagno.
Per tutto l’arco dell’anno, ogni mattino, durante l’agorà, due incaricati a turno, hanno registrato sul calendario il tempo (colorando la tabella del mese), scelto il nome del giorno, il mese, la stagione, sistemando le definizioni “ieri-oggi-domani”. Questa modalità attraverso il “fare”ha largamente contribuito all’apprendimento dei nomi dei giorni della settimana, dei mesi e delle stagioni contemporaneamente alla consapevolezza dei concetti di “prima, dopo e durante”.
Il mio ruolo di insegnante è stato quello di organizzare le attività proposte, predisponendo i contesti di apprendimento, supervisionando e coordinando il lavoro proposto agli alunni, rendendoli così protagonisti del loro percorso di apprendimento. Un ruolo prevalentemente di incoraggiatore e facilitatore. Perché il sapere non si trasmette, ma è frutto dell’azione intenzionale del soggetto che interviene sia sulle sue strutture cognitive che sull’ambiente. Ho visto i bimbi crescere e collaborare fra loro, venire a scuola volentieri, migliorare il loro livello di apprendimento, (nell’ottica del: “siamo tutti capaci….”), utilizzando le mani (l’ artigianalità), il cuore (le emozioni), e la mente (il pensiero). Gli alunni perciò hanno lavorato con carta e penna, ma anche con cartone, creta, tessuti, colori, materiali da riciclo. In definitiva ospitando tutti i linguaggi si è dato spazio a tutte le differenze.
L’apprendimento avviene quindi, attraverso:
1. RESPONSABILITA’ PERSONALE DELL’ALUNNO: il sapere è costruito dall’alunno
2. COMUNITA’:l’apprendimento avviene nella relazione e nell’aiuto reciproco, anche per quanto riguarda gli insegnanti e i genitori. Alle riunioni (che si svolgono sempre per classi parallele) si evita di disperdersi in chiacchiere e ci si focalizza sul miglioramento didattico delle classi. Ci si aiuta tra colleghi attraverso lo scambio di pratiche e di idee, per cui si cresce insieme professionalmente. La collaborazione con le famiglie è stata corollario indispensabile alla realizzazione del progetto, a cominciare dall’acquisto del materiale scolastico che avviene in “ comunità” fra tutti i bambini della classe.
3. OSPITALITA’ :nel senso che un ambiente ospitale e ben organizzato ha favorito l’apprendimento per il gruppo e per la persona nel rispetto delle diversità dei soggetti.
Per me è stata occasione di crescita professionale. Il confronto positivo con un metodo nuovo e a mio giudizio innovativo, al passo con i tempi e le nuove generazioni, che è ormai entrato nelle mie pratiche educative e del quale con gioia, mi sembra opportuno dare divulgazione.
Rita Pezzi